consigliQUALCHE CONSIGLIO PER CHI INIZIA A SCRIVERE LA TESI... E PER CHI HA INIZIATO IL LAVORO GIA' DA UN PO', MA SI SENTE COMUNQUE IN CRISI.

 

 

“LA TESI ???! Non so proprio da dove cominciare…”: Niente paura. È assolutamente normale. Per questo ti sarà affiancato un tutor che ti seguirà durante il lavoro. Il lavoro di scrittura di una tesi presuppone di regola tre fasi: 1) ricerca e studio del materiale; 2) pianificazione dello scritto/preparazione dello schema; 3) scrittura. Ricerca, studio e scrittura devi farli tu, ma il compito del docente è seguirti ed indirizzarti nel giusto cammino. La tesi è un percorso di formazione che si compie insieme.

 

La genesi. «In principio Dio creò il cielo e la terra …»: conosciamo tutti la Bibbia. Nessuno vuol porne in discussione l’importanza ma… se il tema della tua tesi sono “I patti parasociali” forse non è il caso che inizi da Adamo ed Eva! Perciò, massima attenzione a non uscire mai fuori tema e a non prendere il discorso troppo alla larga. La capacità di essere aderente all’oggetto di studio è una delle prime caratteristiche che si richiedono ad una tesi di laurea decorosa. Anche per questo è fondamentale pianificare bene il contenuto della tesi, tramite uno schema da discutere preventivamente col tuo tutor. “Attenersi sempre al tema” è però una buona regola che devi sempre aver presente durante tutta la fase di scrittura.

 

 

Horror vacui! «Oddio! Quando provo a scrivere e mi trovo davanti alla pagina bianca vado in panico!»: Non ti preoccupare, la sindrome di panico da pagina bianca viene a tutti! Ricordati però che talvolta la difficoltà di scrittura è sintomo di un tentativo di scrittura prematuro. Prima di scrivere è fondamentale aver letto e meditato su tutto il materiale raccolto, ed aver preparato e discusso uno schema della tesi col tuo tutor. Tieni presente, inoltre, che non è necessario iniziare a scrivere la tesi dall’introduzione (anzi, l’introduzione in genere è l’ultima cosa che si scrive): quando ti viene un’idea su uno dei paragrafi della tesi, semplicemente buttala giù sulla carta nel modo più semplice possibile. I tuoi appunti potranno essere arricchiti e sviluppati, legati fra loro e riscritti: ma saranno sempre una base di lavoro.

 

Quanto deve essere lunga una tesi ? Diciamo che una tesi “tradizionale” dovrebbe essere compresa fra le 100 e le 200 pagine; una tesi “breve” fra le 30 e le 50 (non di meno, altrimenti, i parenti che vengono in seduta di laura potrebbero restare delusi nel vedere il loro eroe brandire uno smilzo quadernetto !). Naturalmente, sappiamo tutti che, per quanto riguarda il numero di pagine…. giocando con le dimensioni dei caratteri, l’ampiezza dell’interlinea, la larghezza dei margini, si fanno miracoli! Quello che conta non è la lunghezza di una tesi, bensì l’approfondimento adeguato del tema trattato. E il livello di approfondimento dovrebbe essere il medesimo, sia per le tesi “lunghe” che per le tesi “brevi”: le due tipologie di tesi differiscono solo per l’ampiezza dell’argomento, non per il livello di serietà richiesto. Per intenderci: una tesi dovrebbe offrire un quadro il più possibile completo, aggiornato e chiaro delle opinioni dottrinali e della giurisprudenza riguardante il suo oggetto.

 

Qual è la formattazione giusta? Non esiste una formattazione “giusta” della tesi. Comunque, i parametri più frequentemente usati sono i seguenti:

Carattere: Times new roman

Dimensioni: Testo 14, note 11.

Interlinea: 1,5

Margini: Alto 4; Inferiore: 3,5; Sinistro: 3; Destro: 3

 

«L’astenicità del mio privato fa sí che lo sciabugliamento talamico sia auraticamente ipnotico o, per dir meglio, ipnoticamente auratico nella mia introiezione psichica del percetto ottico». C’è sempre un modo di dire le cose in maniera difficile; difficile è dirle in maniera chiara e semplice. Scrivere chiaramente è una forma di rispetto verso chi legge, ed è anche un ottimo modo per mettere alla prova la tenuta dei nostri ragionamenti. Ah, se non l’hai capito, la frase iniziale significa:«Il letto è sfatto. Ma sono stanco e a vederlo mi fa venire voglia di dormire lo stesso».

 

Occhio alle note! Non si presta mai abbastanza attenzione al rispetto dei criteri di citazione. D’accordo, tutte quelle regole sull’uso dei caratteri (autore in maiuscoletto, titolo in corsivo, pagina in tondo, ecc.), le abbreviazioni latine (cit., op cit., op. ult. cit, infra, ultra, passim, ecc.), le indicazioni da non dimenticare (anno, luogo di edizione, parte della rivista, ecc.) tutto ciò potrà apparire formalistico e forse pedante. Però sono le regole che si dà una comunità scientifica per creare un sistema di citazioni completo, omogeneo, e facilmente utilizzabile. Il diritto è una branca delle scienze umanistiche: noi giuristi non possiamo dimostrare le nostre affermazioni con formule ed esperimenti. La “scientificità” di uno scritto giuridico si basa invece sulla verificabilità del ragionamento mediante il riscontro delle fonti. Cioè la possibilità che diamo al lettore (mediante un adeguato apparato di citazioni) di controllare i presupposti delle nostre argomentazioni: norme di legge, sentenze, articoli di dottrina, ecc. Per questo è molto importante saper fare bene le note, anche sul piano formale. Ti alleghiamo un prospetto contenente i criteri redazionali della tesi. Studialo con attenzione ed applicalo con pignoleria.

E se credi che tutto questo non ti servirà più una volta finita la tesi, affrettati a cambiare idea. Se imparerai bene a fare le citazioni, al primo parere professionale che ti capiterà di scrivere ti risparmierai una brutta figura!